Arte sul Territorio – Kunst und Territorium a cura di Letizia Ragaglia Quartiere Don Bosco, Bolzano 2003
Piccolo Museion
Il Piccolo Museion é un padiglione cubico di cemento e vetro collocato nell’area del parco giochi del quartiere Don Bosco, a Bolzano. La struttura è utilizzata per mostrare, con una ciclicità di tre mesi, un’opera appartenente alla collezione del Museion – Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Bolzano. Non è possibile accedere alla struttura ma soltanto osservare l’opera dall’esterno. Tuttavia, tramite un sensore, l’illuminazione interna si accende ogniqualvolta un individuo si avvicina al padiglione. L’opera è nata dalla riflessione sul ruolo del dialogo che un intervento artistico nello spazio pubblico è chiamato a instaurare con il contesto urbano e sociale circostante. Per l’artista infatti l’incontro con la città rappresenta un’opportunità per infondere un valore etico nella propria pratica. Nell’approccio con un gruppo estraneo al sistema dell’arte egli ritiene necessario scendere dal “piedistallo” che è proprio del suo status di creatore e dare vita a un’opera che sia il perno e allo stesso tempo la raison d’être del suo legame con quel gruppo, destinatario dell’opera, ma indirettamente anche suo committente. Al disinteresse diffuso tra gli abitanti del quartiere Don Bosco nei confronti dell’arte, l’artista ha risposto proponendo una piattaforma dove, “sottratta” al museo, l’arte tenta di costruire una relazione inedita con la città: collocando una dépendance del museo in un quartiere periferico si è innescato un processo di decentralizzazione del sistema dell’arte che genera nuove, positive tensioni tra il centro e i margini della struttura urbana, il pubblico del sistema dell’arte e i cittadini, il museo e la realtà della vita della città. Il Piccolo Museion ha agito fondamentalmente come il grimaldello di un procedimento spesso macchinoso quale quello di rendere “confidenziale” il rapporto con l’arte stimolando lo sviluppo di una consapevolezza dello sguardo: colui che passa accanto al padiglione infatti inevitabilmente si trova nel ruolo di spettatore. L’opera si è posta quindi come un servizio culturale per i cittadini: il padiglione diviene un oggetto del quotidiano per gli abitanti del quartiere e “autogenera” incontri, con altri abitanti, con il pubblico del sistema dell’arte, con l’arte stessa. “Lontano da ogni forma di demagogia populista definisco “macchiavellica” la processualità che porta alla realizzazione dei miei progetti. […] Infatti l’opera da un lato si integra e radica nel territorio sociale e geografico, dall’altro si rivolge al sistema specifico dell’arte esplorandone i linguaggi. I due processi sono per me inscindibili.” [Stefano Boeri, Alberto Garutti, Hans Ulrich Obrist, in Tre tentativi per un catalogo ragionato dell’opera di Alberto Garutti, Kaleidoscope Press, Milano, 2010, p. 13] Poiché il Piccolo Museion non si fonda su alcuna specificità architettonico-formale e strutturale, la possibilità di essere replicato è insita nel suo essere concepito come lo strumento di una “strategia”, quella ovvero di insinuare l’arte nella vita quotidiana operando uno spostamento fisico e culturale dei luoghi eletti alla sua fruizione.